Chiediamo a Governo e Parlamento di parlare del futuro della Cogenerazione

Chiediamo a Governo e
Parlamento di parlare
del futuro della
Cogenerazione

Fare a meno del gas? I rischi per la
sicurezza del sistema elettrico
nazionale, per la competitività
delle imprese che utilizzano
questa soluzione e per gli obiettivi
di decarbonizzazione.

Ci siamo tutti resi conto che la forte
dipendenza da un’unica fonte di
energia può diventare un pericolo,
un ricatto.

Riportiamo qui di seguito il testo completo dell’appello al Governo e al Parlamento promosso da FIRE – e cofirmato da Assocarta, Cogen Europe, Consorzio italiano biogas, Confindustria Ceramica, Coordinamento FREE, Federchimica e Italcogen – sul tema della produzione combinata di elettricità e calore, cioè la Cogenerazione.

Prima di condividere l’appello, qualche nostra riflessione.

A chi come noi di MTM Energia opera in questo settore sembra difficile pensare che, mentre ci troviamo ad affrontare una delle più grandi sfide di sempre, cioè la transizione energetica, si pensi di poter ignorare e addirittura escludere da questo passaggio epocale un vettore energetico come il gas e, quindi, di penalizzare una tecnologia come la Cogenerazione.

Ci siamo tutti resi conto che la forte dipendenza da un’unica fonte di energia può diventare un pericolo, un ricatto, e per questo anche noi auspichiamo che si segua la ricerca del miglior mix energetico possibile, da usare là dove serve.

L’uso del gas con intelligenza ed efficienza, ci offre ancora molti benefici che non possiamo trascurare e a cui non possiamo rinunciare. Non serve portare avanti guerre ideologiche, pro o contro qualcosa. Sono bisticci che non fanno bene né all’ambiente né alla salute delle persone, e soprattutto non generano un dibattito scientifico costruttivo.

Per usare bene le risorse energetiche a nostra disposizione, compreso il gas, dobbiamo appoggiarci a tecnici preparati e nel nostro settore ce ne sono tanti. Perché sempre più spesso si sta portando avanti la politica del “no gas” e si ignora che ancora oggi si utilizzano centrali a carbone, caldaie a gasolio e tecnologie di produzione di energia obsolete e a rendimenti bassissimi!

Ecco, quello che auspichiamo è che oltre alla discussione su questi temi, da portare sempre avanti sulla base dell’autorevolezza e della competenza, si affianchino anche fatti e applicazioni concrete in chiave transizione green. Perché non dobbiamo assolutamente rimanere fermi senza decidere.

Speriamo infine che la formazione e l’educazione all’energia, importantissime per le prossime generazioni, siano complete, a 360° gradi, senza trascurare nulla per partito preso. Il rischio è la diminuzione della conoscenza tecnologica, a noi tutti, invece, serve l’esatto contrario.

Noi di MTM Energia vorremmo più di tutti che tutta l’energia necessaria fosse prodotta esclusivamente da fonti rinnovabili e stiamo lavorando per questo (i nostri CHP vengono alimentati anche a biogas, syngas, idrogeno, oli vegetali) ma non possiamo attendere che queste tecnologie soddisfino il fabbisogno globale dall’oggi al domani! Serve intervenire subito su tutti i fronti possibili e la cogenerazione a gas naturale è disponibile OGGI e offre benefici IMMEDIATI.

Anche noi auspichiamo che si
segua la ricerca del miglior mix
energetico possibile, da usare
là dove serve.

Il testo dell’appello

La produzione combinata di elettricità e calore (per usi di processo, riscaldamento e raffrescamento) – o cogenerazione – è una soluzione virtuosa in grado di ridurre sia i consumi energetici in fonti primarie, e dunque anche la dipendenza dall’estero, sia le emissioni di CO2. In sostanza lo stesso impianto produce energia elettrica e termica, utilizzata da diverse industrie e per vari edifici ed utenze del terziario. L’Italia è uno dei Paesi leader in Europa per impiego di questa soluzione.

Proprio la rilevanza che la cogenerazione ha assunto negli anni nel nostro Paese rende le incertezze e i rischi cui tale tecnologia oggi è sottoposta particolarmente impattanti: alcune politiche comunitarie e nazionali rischiano infatti di produrre conseguenze negative per la sicurezza del sistema elettrico nazionale, per la competitività delle imprese che utilizzano questa soluzione, per gli obiettivi di decarbonizzazione e per i consumi energetici di energia primaria.

I numeri della cogenerazione

Secondo i dati di Terna, in Italia a fine 2021 operavano 8.124 centrali termoelettriche di cui ben 6.223 sono impianti con produzione combinata di energia elettrica e calore, ossia circa il 77%. Nel 2019 su una generazione netta per via termoelettrica di 186,7 TWh, ben 103,6 TWh venivano da impianti cogenerativi utilizzando diversi combustibili: gas naturale di rete (circa 80%), gas prodotti localmente dalla gassificazione di residui, sottoprodotti agricoli e rifiuti, biogas di fermentazione di rifiuti di vario tipo, prodotti petroliferi, biomasse solide e rifiuti urbani.

Secondo i dati Eurostat 2021, a fronte dei circa 62 TWh di calore prodotti in Italia per usi industriali e di teleriscaldamento/teleraffrescamento, circa 58 TWh vengono da cogenerazione (corrispondenti a circa 6 miliardi di metri cubi di gas evitati). Secondo i dati di ISPRA relativi al 2020, il fattore di emissione per la produzione elettrica è pari a 472,5 gCO2/kWh rispetto ai 342,6 gCO2/kWh degli impianti cogenerativi. Se non ci fosse la cogenerazione emetteremmo 13,5 milioni di tonnellate di CO2 in più.

Nell’ambito della produzione combinata, la CAR costituisce la parte virtuosa, che mediamente garantisce un risparmio di energia primaria nell’ordine dell’11% (indice PES) rispetto alla produzione separata di energia elettrica e calore. Le statistiche sulla CAR, che dovrebbero essere pubblicate annualmente dal MASE, sono ferme al 2020 (su dati di produzione del 2018): l’elettrica prodotta da impianti CAR era allora pari a 28,6 TWh e il calore utile a 35,6 TWh. Come ulteriore elemento di virtuosità, secondo stime FIRE solo il 50% di questi impianti ottengono degli incentivi (certificati bianchi), ossia solo il 15% del parco complessivo di cogenerazione.

L’impiego della cogenerazione

La cogenerazione è inoltre impiegata da decenni in diversi settori industriali, dove oltre a produrre elettricità e calore, può essere direttamente integrata nel processo industriale, come avviene nel settore chimico e petrolchimico, cartario, ceramico, alimentare, etc. È dunque fondamentale per ragioni energetiche, ambientali e produttive che l’insieme degli impianti cogenerativi, in particolare quelli ad alto rendimento (CAR), continuino ad apportare un contributo positivo al sistema. A tale proposito il GSE valuta un potenziale finanziario (ossia economicamente sfruttabile) di calore prodotto da CAR circa doppio di quello attuale (67 TWh a fronte degli attuali 35 TWh).

Questa forte presenza della cogenerazione interessa evidentemente una filiera che spazia dai progettisti ai manutentori, coinvolgendo ESCO e utility, installatori, produttori di tecnologie, etc. Filiera che è importante tutelare, considerando che è al servizio di una soluzione virtuosa. Così come è fondamentale tutelare le numerose imprese manifatturiere (con le filiere che queste sostengono) e le imprese e gli enti del terziario che fanno uso della cogenerazione e che subirebbero un danno economico consistente se dovessero rinunciarvi in futuro.

I problemi legati allo sviluppo normativo

Purtroppo, il futuro della cogenerazione è incerto per ragioni legate al percorso di decarbonizzazione, alla tassonomia verde UE (Regolamento Delegato 2022/1214) e ad alcuni provvedimenti nazionali. Al di là del fatto che nel Regolamento citato la cogenerazione prevede requisiti più stringenti rispetto alla generazione separata, sebbene quest’ultima non porti tutti i benefici energetici e ambientali della CAR, la tassonomia prevede che i cogeneratori che entreranno in funzione dal 2023 dovranno consumare una quantità crescente di biocombustibili in sostituzione del gas naturale. Tale richiesta, che non presenta particolari problemi tecnici visto che già ora una parte della cogenerazione è alimentata a biogas, biomassa solida o altri biocombustibili, si scontra con una consistente mancanza di disponibilità degli stessi.

Anche considerando gli scenari più rosei, non saranno presenti sul mercato combustibili verdi che per una minima parte del parco cogenerativo attualmente in essere. Ciò crea un rilevante problema per il futuro. Se si dovesse rinunciare alla cogenerazione, infatti, salirebbe notevolmente la domanda di combustibili fossili per la produzione di energia elettrica, che non potrà essere sempre sostituita da fonti rinnovabili elettriche e termiche, e occorrerebbe riqualificare una larga parte di processi industriali in settori quali la ceramica, il cartario, il petrolchimico, i laterizi, etc. A livello nazionale ed europeo riteniamo fondamentale che le politiche non penalizzino la cogenerazione.

Le proposte

Visto quanto sopra, si suggerisce di agire affinché:

• siano adottati criteri per consentire ai consumatori finali che adottano impianti di produzione CAR di tenere conto della riduzione di emissione globalmente conseguita grazie alla cogenerazione – ad esempio attraverso l’indice PES di risparmio di energia primaria – e di non risultare penalizzati dal conteggio delle sole emissioni locali;

• sia adottato un piano di sviluppo di biocombustibili in Italia e in Europa che possa incrementare la disponibilità di questi ultimi, anche attraverso il PNRR con priorità di accesso alla CAR data la sua elevata efficienza (la scarsità di queste risorse impone infatti l’obbligo morale, oltre alla razionalità economica, di utilizzarle al meglio, ovvero di estrarne la massima energia possibile);

• sia adeguatamente valorizzato nei piani pluriennali nazionali il potenziale di sviluppo della cogenerazione da impianti a biomassa solida, risorsa disponibile localmente dalla gestione forestale e dalla valorizzazione dei sottoprodotti, in piena rispondenza ai principi di economia circolare;

• sia data la possibilità di impiegare per la CAR anche gas sintetici prodotti da sistemi Power-To-Gas, in particolare se alimentati da fonti rinnovabili o, transitoriamente, a basse emissioni (ciò peraltro potrebbe favorire il superamento dei problemi legati alla probabile sovrapproduzione rinnovabile del Sud Italia nei prossimi anni, trasformando l’eccesso di produzione in biocombustibili invece di fermare gli impianti);

• venga introdotto un meccanismo che moduli i parametri sulla effettiva disponibilità di combustibili rinnovabili;

• sia data la possibilità di utilizzare la Garanzia di Origine per la certificazione dell’origine rinnovabile delle fonti utilizzate, quali biometano o altri biocombustibili prelevati da rete;

• siano riviste le regole sul teleriscaldamento efficiente, che rischiano di penalizzare a partire dal 2026, e ancora più dal 2035, la cogenerazione;

• siano rivisti i criteri della tassonomia in modo da non penalizzare la cogenerazione ad alto rendimento portando verso produzioni di energia convenzionali meno efficienti e a maggiore impatto di carbonio.

Si confida in conclusione che il Governo e il Parlamento possano adottare politiche e strategie in grado di rafforzare l’uso della cogenerazione nei prossimi dieci anni, in virtù dei benefici apportati in termini energetici, ambientali e di competitività al sistema energetico e alle imprese nazionali.

La richiesta dei firmatari è di instituire da subito un tavolo permanente con le associazioni coinvolte nella filiera in modo da individuare le migliori strategie per salvaguardare la cogenerazione ad alto rendimento ed evitare le possibili ricadute negative per il Paese prima descritte.

Firmatari: FIRE, Assocarta, Cogen Europe, Consorzio Italiano Biogas, Confindustria Ceramica, Coordinamento FREE, Federchimica, Italcogen.